Dopo Summerlife

Come fare Oratorio ai tempi del Coronavirus? Abbiamo potuto scoprire nell’Estate 2020, tra gioco e divertimento, nel rispetto delle regole, una modalità profondamente diversa di “fare oratorio” ma con il medesimo stile ed entusiasmo e la stessa finalità delle proposte educative dei tradizionali Oratori estivi: accompagnare bambini e ragazzi nella crescita umana e spirituale. Tutti (bambini, ragazzi, animatori, educatori, volontari e responsabili) hanno riconosciuto, nonostante le fatiche e le difficoltà per garantire la sicurezza ed il rispetto totale delle normative, l’esperienza del progetto Summerlife (elaborato in condivisione da tutte le Diocesi lombarde) come positiva sotto diversi punti di vista, segnale di speranza e fiducia in tempi inediti e occasione preziosa di socialità per i ragazzi. 

Con la strutturazione in piccoli gruppi (il più possibile stabili tra loro nei partecipanti), il focus dell’attenzione si è spostato dalle attività alla relazione tra i ragazzi del gruppo con i loro animatori. I bambini ed i preadolescenti erano più coinvolti perché hanno avuto la possibilità di conoscersi meglio, e, con il tempo, affezionarsi, stringere amicizie, legare molto, tra di loro e con gli animatori. Il gruppo era più unito, si respirava una grande complicità ed affiatamento. Ad esempio, se un giorno mancava uno dei componenti del gruppo, l’assenza si “sentiva”, si percepiva, mentre negli anni scorsi, con i numeri elevati ed un enorme gruppo unico, questo aspetto veniva necessariamente a mancare… 

Gli animatori erano più motivati, anche se a volte affaticati dalla situazione. 

Una seconda dinamica importante è stata la presenza del maggiorenne responsabile del gruppo. Una necessità che, in prospettiva, offre riflessioni sull’opportunità di coinvolgere sempre, nelle esperienze estive, animatori maggiorenni, dopo la maturità (come già accadeva), ma soprattutto ex animatori più grandi (universitari o lavoratori) che possano donare parte del loro tempo per questo servizio. Ancora più significativa, nel limite delle loro possibilità, risulterebbe la presenza degli educatori degli adolescenti o dei preadolescenti, che vivrebbero un’esperienza forte a contatto con i ragazzi già seguiti nel percorso dell’anno. 

Il coinvolgimento degli educatori è stato fondamentale, per l’estate 2020, per organizzare e coordinare una proposta che mettesse in gioco gli adolescenti che non potevano essere inseriti come animatori. 

Indispensabile è stata anche la presenza di adulti volontari (impiegati in numerosi servizi: pulizie e igienizzazione dei materiali e degli ambienti, controllo/gestione, accompagnamento negli spostamenti e nelle uscite, proposte per attività creative/laboratoriali/aiuto compiti ecc.), che richiede però una formazione ad hoc che permetta loro di collaborare proficuamente e in sinergia con gli animatori. 

I gruppi diffusi hanno permesso una maggiore gestione dei tempi e degli spazi, ma soprattutto hanno richiesto una maggior collaborazione con il territorio, in alleanza con le altre istituzioni e le risorse disponibili. Le possibilità di fare rete nella propria comunità sono tante e tutte da tenere in considerazione: il contributo economico al progetto; la messa a disposizione di spazi e attività; l’apporto di ulteriori forze che possano collaborare, a vario titolo e per diversi servizi. In una dinamica più capillare, reperire forze e risorse per laboratori o attività particolari o come aiuto e sostegno, attraverso una rete territoriale, potrebbe essere proficuo: lo spirito di comunità deve necessariamente interpellare tutti, in un’ottica di corresponsabilità.

In generale, il focus è passato dalla quantità (persone, attività, iniziative…) alla qualità (proposta cristiana con maggior impatto e vissuta in modo più intenso). 


 

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